(06/02/2017)
E’ partita lunedì 6 febbraio da Roma, da Piazza Montecitorio sede della Camera dei deputati, la quarta edizione di “Una vita da social” la campagna itinerante di educazione e prevenzione della Polizia di Stato per un uso consapevole della Rete. Anche quest’anno Il truck della Polizia postale e delle comunicazioni toccherà molte città italiane; per adesso sono 45 le tappe previste nel corso delle quali gli operatori della Postale parleranno a studenti insegnati e genitori di pedopornografia online, cyberbullismo, privacy, e adescamento in Rete.
La presidente della Camera, Laura Boldrini, in occasione del lancio dell’iniziativa, ha visitato il truck attrezzato con un’aula multimediale, accompagnata dal vice capo della Polizia Antonino Cufalo e dal direttore centrale delle Specialità Roberto Sgalla.
Durante la giornata è stato proiettato nella Sala della Lupa, a Palazzo Montecitorio, il video #Cuoriconnessi sulla giornata internazionale di sensibilizzazione per i rischi connessi a Internet, denominata Safer Internet day che si celebra martedì 7 febbraio.
Per 8 ragazzi su 10 non é¨ grave insultare, ridicolizzare o rivolgere frasi aggressive sui social si può. Gli attacchi verbali in rete non sono considerati gravi perché non vi é violenza fisica. La maggior parte, 7 su 10, prende di mira l’aspetto fisico, l’abbigliamento e i comportamenti della vittima, convinti che il malcapitato non avrà alcuna conseguenza dagli attacchi. Sono sempre 7 su 10 quelli che non giudicano grave pubblicare immagini non autorizzate che ritraggono la vittima.
Questa la fotografia del cyberbullismo come emerge dalla ricerca dell’Università la Sapienza presentata in occasione del via al progetto “Giovani ambasciatori contro il bullismo e il cyberbullismo per un web sicuro”, organizzato dal Moige con la Polizia di Stato, insieme alla Fondazione Vodafone Italia e Trend Micro per un uso responsabile della rete.
Dai dati della ricerca emerge l’immagine di ragazzi molto poco consapevoli delle regole della rete, degli effetti di comportamenti aggressivi, dell’impatto sulla vittima, di quanti possono accedere e per quanto tempo a tali materiali.
La ricerca, condotta su 1.500 ragazzi delle Scuole Secondarie di primo e secondo grado, rileva un generale atteggiamento di sottovalutazione degli effetti dei comportamenti in rete.
L’82% non considera grave insultare, ridicolizzare o rivolgere frasi aggressive sui social. L’86% ritiene che le conseguenze per la vittima non siano gravi e che, considerato che non si dà luogo a violenza fisica diretta, l’atto aggressivo verbale può essere considerato non grave e irrilevante.
Il 76% dichiara che insulti o frasi aggressive riguardano l’aspetto fisico, l’abbigliamento, i comportamenti. Il 71% dichiara che la vittima non avrà alcuna conseguenza dagli attacchi. Il 68% dichiara che non è grave pubblicare immagini, senza autorizzazione, che ritraggono la vittima. Gli insulti ripetuti o la pubblicazione di immagini lesive sono ritenuti leciti perché ritenuti circoscritti ad un ristretto numero di persone che ne avrebbero accesso.
I temi sui quali le condotte aggressive si concentrano riguardano: l’aspetto fisico, comportamenti di chiusura, di timidezza, elementi di non aggregazione a gruppi forti,l’abbigliamento, la scarsa disinvoltura, la carenza di coraggio, la non propensione verso le trasgressioni, aspetti che riguardano la religione, condotte aderenti alle regole, dipendenza da genitori, il “mostrarsi paurosi”. Inoltre: le condotte definite “da bambino”, non da giovane “Smart” sono particolarmente ridicolizzate.
I meccanismi dell’aggressione in rete evidenziano la particolare insistenza ed il compiacimento nell’esporre la vittima, accanto ad una assenza di empatia e di incapacità di percepire conseguenze ed effetti: sembra che il mondo virtuale si configuri come caratterizzato dalla possibilità di conferire liceità ad ogni comportamento.
Il progetto di prevenzione, che ha preso il via lunedì 6 febbraio, “Giovani ambasciatori contro il bullismo e il cyberbullismo per un web sicuro’ coinvolgerà 40.405 studenti e più di 80.000 tra docenti e genitori, presenti in 114 scuole medie di 15 regioni.
Attraverso attività educational interattive, materiali didattici e open day sarà promossa una maggiore consapevolezza delle problematiche legate all’utilizzo improprio del web.
L’azione di sensibilizzazione e di prevenzione si realizzerà attraverso interventi formativi e informativi: tra cui piattaforma educativa,kit didattico, App.