06/02/2017
“Non possiamo concludere la legislatura senza aver definitivamente approvato la legge contro il cyberbullismo”. Lo ha detto lunedì 6 febbraio la vicepresidente della Camera Marina Sereni (Pd) intervenendo a Montecitorio all’incontro “Be the change: unite for a better Internet” in occasione del Safer internet day 2017.
“Trovare il modo migliore – ha sottolineato Sereni – per rendere complementari i diversi punti di vista e il più efficace possibile l’azione di prevenzione e contrasto dei ’pericoli’ che i nostri ragazzi possono incontrare nella rete non è tuttavia scontato. Il travagliato iter della proposta di legge sulla lotta al cyberbullismo è per alcuni aspetti la dimostrazione di questa complessità e difficoltà”.
Sereni ha ricordato che la proposta di legge per contrastare il cyberbullismo è stata “approvata in prima lettura dal Senato poi modificata dalla Camera (20 settembre 2016) e nuovamente approvata con modificazioni dal Senato pochi giorni fa. La proposta di legge introduce una serie di misure di carattere educativo e formativo, finalizzate in particolare a favorire una maggior consapevolezza tra i giovani del disvalore di comportamenti persecutori che, generando spesso isolamento ed emarginazione, possono portare a conseguenze anche molto gravi su vittime in situazione di particolare fragilità”.
“Sono essenzialmente due le tipologie di interventi attraverso le quali bullismo e cyberbullismo possono essere contrastati: le misure repressive e sanzionatorie, che puntano a colpire i responsabili di comportamenti disdicevoli in rete per evitare che possano ripetersi; le misure educative, che danno priorità all’informazione e alla diffusione di una maggiore consapevolezza tra gli adolescenti circa la gravità di determinati comportamenti”, ha spiegato la vicepresidente della Camera.
“In definitiva – ha osservato – è quest’ultima l’impostazione adottata dal Senato, che ha eliminato dal testo alcune delle modifiche introdotte dalla Camera e, in particolare, ha ricondotto il nucleo dell’intervento normativo al solo cyberbullismo (non anche al più generico bullismo) e alla tutela dei soli adolescenti, rispetto ai quali l’intervento educativo è ritenuto maggiormente efficace rispetto a quello repressivo. Per questo motivo, la proposta di legge adesso circoscrive al solo minorenne che abbia compiuto i 14 anni e ai genitori di minorenni la possibilità, a fronte di atti di cyberbullismo, di chiedere al gestore del sito Internet o del social media l’adozione di provvedimenti inibitori e prescrittivi (oscuramento, rimozione o blocco dei contenuti specifici che costituiscono cyberbullismo), mentre il testo approvato dalla Camera consentiva a chiunque di attivarsi, e dunque anche a fronte di atti in danno di maggiorenni”.
“Inoltre – ha ricordato – la proposta introduce l’istituto dell’ammonimento del questore, mutuato dalla disciplina dello stalking, applicabile prima che sia presentata una denuncia penale per fatti di cyberbullismo commessi da minore ultra quattordicenne in danno di altro minore (il Senato ha maggiormente dettagliato le condotte che possono consentire un intervento preventivo del questore ed ha precisato che gli effetti dell’ammonimento cessano con la maggiore età).
Infine, il Senato ha espunto dalla proposta le disposizioni di carattere penale (il testo approvato dalla Camera, infatti, introduceva un’aggravante specifica per lo stalking informatico o telematico, aggravava la pena anche se i fatti erano commessi con specifiche modalità, prevedeva la confisca obbligatoria dei beni e degli strumenti informatici e telematici utilizzati per la commissione del reato di stalking informatico o telematico). Non possiamo non trovare un equilibrio tra i diversi elementi, non possiamo concludere la legislatura senza aver definitivamente approvato la legge contro il cyberbullismo”.